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brano
 
Apuleio
Metamorfosi (l'asino d'oro), V, 22
 
originale
 
22. Tunc Psyche et corporis et animi alioquin infirma fati tamen saevitia subministrante viribus roboratur, et prolata lucerna et adrepta novacula sexum audacia mutatur. Sed cum primum luminis oblatione tori secreta claruerunt, videt omnium ferarum mitissimam dulcissimamque bestiam, ipsum illum Cupidinem formonsum deum formonse cubantem, cuius aspectu lucernae quoque lumen hilaratum increbruit et acuminis sacrilegi novaculam paenitebat. At vero Psyche tanto aspectu deterrita et impos animi marcido pallore defecta tremensque desedit in imos poplites et ferrum quaerit abscondere, sed in suo pectore; quod profecto fecisset, nisi ferrum timore tanti flagitii manibus temerariis delapsum evolasset. Iamque lassa, salute defecta, dum saepius divini vultus intuetur pulchritudinem, recreatur animi. Videt capitis aurei genialem caesariem ambrosia temulentam, cervices lacteas genasque purpureas pererrantes crinium globos decoriter impeditos, alios antependulos, alios retropendulos, quorum splendore nimio fulgurante iam et ipsum lumen lucernae vacillabat; per umeros volatilis dei pinnae roscidae micanti flore candicant et quamvis alis quiescentibus extimae plumulae tenellae ac delicatae tremule resultantes inquieta lasciviunt; ceterum corpus glabellum atque luculentum et quale peperisse Venerem non paeniteret. Ante lectuli pedes iacebat arcus et pharetra et sagittae, magni dei propitia tela.
 
traduzione
 
?Allora a Psiche vennero meno le forze e l'animo; ma a sostenerla, a ridarle vigore fu il suo stesso implacabile destino: and? a prendere la lucerna, afferr? il rasoio e sent? che il coraggio aveva trasformato la sua natura di donna. ?Ma non appena il lume rischiar? l'intimit? del letto nuziale, agli occhi di lei apparve la pi? dolce e la pi? mite di tutte le fiere, Cupido in carne e ossa, il bellissimo iddio, che soavemente dormiva e dinanzi al quale la stessa luce della lampada brill? pi? viva e la lama del sacrilego rasoio dette un barbaglio di luce. ?A quella visione Psiche, impaurita, fuori di s? sbiancata in viso e tremante, sent? le ginocchia piegarsi e fece per nascondere la lama nel proprio petto, e l'avrebbe certamente fatto se l'arma stessa, quasi inorridendo di un cos? grave misfatto, sfuggendo a quelle mani temerarie, non fosse andata a cadere lontano. ?Eppure, bench? spossata e priva di sentimento, a contemplare la meraviglia di quel volto divino, ella sent? rianimarsi. ?Vide la testa bionda e la bella chioma stillante ambrosia e il candido collo e le rosee guance, i bei riccioli sparsi sul petto e sulle spalle, al cui abbagliante splendore il lume stesso della lucerna impallidiva; sulle spalle dell'alato iddio il candore smagliante delle penne umide di rugiada e bench? l'ali fossero immote, le ultime piume, le pi? leggere e morbide, vibravano irrequiete come percorse da un palpito. ?Tutto il resto del corpo era cos? liscio e lucente, cos? bello che Venere non poteva davvero pentirsi d'averlo generato. Ai piedi del letto erano l'arco, la faretra e le frecce, le armi benigne di cos? grande dio.
 

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